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Mar 2018

L’interpretazione delle leggi da parte degli operatori del diritto, in particolare da parte dei giudici, è materiale altamente infiammabile, da maneggiare con cura, perchè in grado di scatenare violentissime polemiche, che facilmente degenerano sul piano personale.
Lo dimostra il recente caso di un giudice costituzionale, indagato per peculato d’uso per aver consentito alla moglie di utilizzare l’auto blu di servizio.
Il giudice è convinto di non aver commesso alcun illecito, visto che, stando alle sue dichiarazioni, “avere l’uso esclusivo vuol dire che io posso decidere l’utilizzo della vettura e dunque non credevo che ci fossero limitazioni”. Potrebbe avere ragione, tanto che al momento la Corte ha respinto le sue dimissioni.
La questione, tuttavia, è un’altra.
Ogni giudice, oltre alla scienza, ci deve mettere la coscienza, cioè quella valutazione in senso lato morale che gli serve per tentare di avvicinarsi il più possibile alla “intenzione del legislatore” di cui all’art. 12 delle preleggi.
Nel caso specifico, il singolo essere umano non ci è arrivato: figuriamoci una macchina …