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Apr 2020

Parte # 1

Ha fatto scalpore la notizia di un recente accordo transattivo intervenuto tra Apple ed i consumatori americani, i quali lamentavano –tramite l’esperimento di numerose class actions– di essere stati danneggiati da alcune pratiche commerciali messe in atto dalla multinazionale.

Apple si è impegnata a pagare una somma di denaro compresa tra un minimo di $ 310.000.000,00 ed un massimo di $  500.000.000,00. Possono aderire alla transazione tutti i cittadini U.S. che siano, o siano stati, proprietari di iPhone 6, 6 Plus, 6s, 6s Plus, 7, 7 Plus, e SE. Ad ogni consumatore aderente, Apple pagherà -a saldo e stralcio di ogni maggior pretesa- $ 25,00 per ogni dispositivo posseduto.  

Inoltre, gli attori che sono stati chiamati a deporre nel corso del procedimento giudiziario riceveranno un premio di $ 3.500,00, mentre tutti gli altri attori riceveranno un premio di $ 1.500,00.

Infine, agli avvocati andranno $ 93.000.000,00 per le competenze (30% dell’importo minimo che dovrà pagare Apple) ed un massimo di $ 1.500.000,00 per le spese vive.

Se il pagamento di $ 25,00 per ogni dispositivo posseduto dagli aderenti alla transazione, sommato al pagamento dei premi per gli attori, delle competenze e delle spese vive degli avvocati, delle spese di notifica e delle spese amministrative non dovesse raggiungere la somma minima di $ 310.000.000,00, la differenza verrà ripartita proporzionalmente tra gli aderenti. Viceversa, se il numero dei dispositivi posseduti dagli aderenti alla transazione moltiplicato per $ 25,00 dovesse eccedere la somma di $ 500.000.000,00, il pagamento per ogni aderente verrà ridotto proporzionalmente al fine di non eccedere tale soglia massima.

Cos’era successo?

Nell’autunno 2014, Apple lanciò iPhone 6 e iPhone 6Plus, con sistema operativo iOS 8, CPU “A8” DualCore 64 bit a 1,4 GHz e 1 Gigabyte  di RAM.

Nell’autunno 2015, Apple commercializzò iPhone 6s e iPhone 6sPlus, con sistema operativo iOS 9, CPU “A9” DualCore 64 bit, rispettivamente a 1,8 e 2 GHz e 2 Gigabyte di RAM.

A fine marzo 2016, Apple immise sul mercato iPhone SE (Special Edition), con sistema operativo iOS 9.3, di CPU “A9” DualCore 64 bit a 1,8 e 2 Gigabyte di RAM.

Infine, nell’autunno 2016, Apple lanciò iPhone 7 e iPhone 7Plus, con sistema operativo iOS 10, CPU “A10” QuadCore 64 bit a 2,3 GHz e rispettivamente 2 e 3 Gigabyte di RAM.

Nonostante iPhone 7 e iPhone 7Plus fossero notevolmente diversi –sia in termini di hardware che di batteria– rispetto ai modelli precedenti, Apple ritenne che il nuovo sistema operativo iOS 10 fosse pienamente compatibile anche con iPhone 6/6plus/6s/6sPlus e SE.

Pertanto, a partire da settembre 2016, Apple inviò sistematicamente ai proprietari di iPhone 6/6plus/6s/6sPlus e SE un messaggio recante la necessità di aggiornare il dispositivo, scaricando ed installando iOS 10 e successivi aggiornamenti. Se il consumatore non provvedeva in tal senso, Apple reiterava la sollecitazione. In sostanza, l’unica opzione offerta al consumatore era quella di installare l’aggiornamento o di posticiparlo, anche perché non era possibile evitare di ricevere il sollecito ad aggiornare il dispositivo. In tali solleciti, Apple elencava sinteticamente le migliorie e le nuove funzionalità garantite dagli aggiornamenti del sistema operativo, ma non comunicava che –al fine di supportare tali migliorie e nuove funzionalità– gli hardware di iPhone 6/6plus/6s/6sPlus e SE avrebbero dovuto fornire prestazioni superiori rispetto a quelle richieste dai precedenti sistemi operativi, con conseguente maggiore assorbimento energetico e deterioramento delle batterie.

Inoltre, una volta aggiornato il sistema operativo, Apple non consentiva (e non consente) di effettuare un downgrade, al fine di tornare al precedente sistema operativo.

In ogni caso, a seguito dell’aggiornamento, molti proprietari di iPhone 6/6Plus/6s/6sPlus e SE lamentarono frequenti spegnimenti imprevisti del dispositivo, anche a fronte di batterie sufficientemente cariche.

A gennaio 2017, Apple rilasciò l’aggiornamento iOS 10.2.1, il quale –a detta della multinazionale– includeva correzioni di bug e migliorava la sicurezza di iPhone o iPad nonché la gestione dell’alimentazione durante i carichi di lavoro di picco per evitare spegnimenti imprevisti dell’iPhone.

Tuttavia, dopo aver eseguito l’upgrade ad iOS 10.2.1, molti consumatori lamentarono il notevole calo prestazionale del proprio dispositivo.

Verso la fine del 2017, un utente del social network Reddit pubblicò un post in cui mostrava come le prestazioni del CPU di un iPhone 6s miglioravano inserendo una batteria nuova. Poco dopo, uno studio analizzò le differenze prestazionali del CPU degli iPhones 6s, a seconda che sugli stessi venisse utilizzato il sistema operativo iOS 10.2 o iOS 10.2.1. A seguito di tale analisi, lo studio concluse che Apple –mediante il sistema operativo iOS 10.2.1– aveva introdotto una modifica finalizzata a limitare le prestazioni del CPU una volta che le condizioni della batteria peggioravano oltre ad un certo punto.

Nel dicembre 2017, Apple –pur sostenendo che iOS 10.2.1 aveva diminuito con successo il numero degli spegnimenti improvvisi– ammise che l’aggiornamento, in certi casi, poteva comportare il rallentamento dei dispositivi ed altre riduzioni di performance, e che –quando una batteria che presenta un invecchiamento chimico viene sostituita con una nuova– le prestazioni di iPhone tornano normali. Contestualmente, Apple offriva batterie nuove ad un prezzo fortemente scontato e si scusava con i consumatori.

Le scuse e gli sconti sulle batterie non bastarono a rabbonire i consumatori americani, i quali –tra dicembre 2017 e giugno 2018– esperirono contro Apple sessantasei class actions, riunite poi in un unico procedimento giudiziario. Secondo la più grave delle prospettazioni degli attori (c.d. named plantiffs, ovvero coloro che hanno iscritto il proprio nome nelle class actions per conto di tutti gli altri), Apple –sfruttando l’asimmetria informativa a proprio vantaggio– obbligava i consumatori a scaricare ed installare le nuove versioni del sistema operativo iOS su dispositivi non idonei a supportarle, al fine di velocizzare il deterioramento della batteria degli iPhone. A completare il cerchio, Apple avrebbe poi rilasciato iOS 10.2.1, comunicando solo dopo undici mesi (e solo in seguito alle pubblicazioni di cui sopra) che tale aggiornamento cagionava il rallentamento delle capacità del CPU nei dispositivi che disponevano di una batteria deteriorata, e che -per risolvere tale rallentamento- era sufficiente sostituire la batteria. Di fatto, molti consumatori –indotti a ritenere che il proprio dispositivo fosse giunto a fine vita– avevano acquistato un nuovo modello di iPhone, quando invece sarebbe bastato sostituire la batteria, per una frazione del costo.

Apple è stata multata per € 10.000.000,00 dall’AGCM, in quanto le condotte commerciali di cui sopra sono state ritenute in contrasto con le norme di cui agli artt. 20, 21, 22 e 24 del Codice del consumo. L’omologa autorità Francese DGCCRF –a seguito di un’inchiesta– ha ritenuto ingannevoli le pratiche commerciali utilizzate e ha proposto ad Apple –che ha accettato– un accordo transattivo comportante, tra l’altro, il pagamento della somma di € 25.000.000,00.

Con i consumatori che avevano promosso le class actions la vicenda si è chiusa con l’accordo di cui si è detto in apertura: in Italia, dove pure esiste l’azione di classe, si sarebbe potuti arrivare ad un risultato equivalente?

Lo vedremo nel prossimo post.

Davide Sammito