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Giu 2017

La dematerializzazione dei fatti, come l’acqua di Venezia, erode pian piano le fondamenta di alcuni consolidati istituti giuridici, bypassando in toto il Legislatore.

Un caso evidente è quello dei contratti stipulati “automaticamente” ma del tutto involontariamente in internet, contratti con i quali, avendo cliccato per errore  su un’icona, ci si ritrova abbonati a servizi di giochi, musica, gossip, etc… al prezzo di un modesto canone settimanale, addebitato in anticipo. Molte di queste icone sono inserite in siti o applicazioni di giochi, utilizzati da minorenni.

Nel migliore dei casi, il fornitore del servizio invia un messaggio avvisando dell’intervenuta stipula, che è possibile disdire per il futuro, senza riuscire -tuttavia- a recuperare il prelievo anticipato della prima settimana.

In casi peggiori non c’è neppure tale avviso e l’utente si rende conto dell’addebito molto tempo dopo, quando ha raggiunto un cifra considerevole (c.d. bill-shock).

Inutile rivolgersi al call center del fornitore, che -tra le varie opzioni del centralino automatico- non contempla quella che interessa.

Inutile invocare il Codice del consumo, che esclude la recedibilità per contratti di così modesto valore.

Fare causa per pochi euro? Sicuramente antieconomico.

E’ evidente, tuttavia, che manca il primo dei requisiti previsti dal codice civile per la stipula di un valido contratto, e cioè il consenso, cioè la volontà di obbligarsi, senza la quale il contratto è nullo, se non inesistente. Nel caso di un minorenne -molto spesso bambino- difetta totalmente la stessa capacità di agire.

Ciò che colpisce è l’incapacità del Legislatore di cogliere che le norme tradizionali mal si attagliano ad essere concretamente ed efficacemente applicate al mondo digitale, che necessita di regole specifiche.

La conferma di ciò è data dal fatto che il compito di tentare di arginare tale fenomeno viene svolto dall’AGCOM, che rimane pur sempre un’autorità amministrativa. Così facendo, tra l’altro, si accetta di affrontare il problema su un piano gerarchicamente subordinato rispetto a quello delle primaria fonte legislativa.

Ancora una volta, il problema non è tecnico, dove i limiti si sono spostati e si stanno spostando così in avanti da non essere visibili dall’occhio nudo del semplice cittadino: il problema è regolamentare.

Se vogliamo, come dovremmo fare, non subire una sorta di determinismo tecnologico, dove ciò che si può tecnicamente fare o, come nel nostro caso, ciò che si può imporre in via di fatto, è di per se stesso accettabile, dobbiamo avere un Legislatore sintonizzato sulle frequenze delle nuove tecnologie, in grado di intervenire tempestivamente sui nuovi fenomeni.

Certo che, se non possiamo toccare il bicameralismo perfetto, perchè sarebbe un attentato alla Costituzione più bella del mondo …